venerdì 23 gennaio 2015

JOHN WICK




Data di uscita: 22 gennaio 2015
Anno: 2014
Genere: Azione, Thriller
Regia: David Leitch, Chad Shaelsky
Sceneggiatura: Derek Kolstad
Attori: Keanu Reeves, Willem Dafoe, Adrianna Palicki, Alfie Allen, Bridget Moynahan, Jason Isaacs, Dean Winters, Lance Reddick, David Patrick Kelly, Kevin Nash
Durata: 100 min


Sembra una persona come tutte le altre: un uomo che ha perso una moglie per una grave malattia. Un uomo che preferisce stare in disparte, senza nessun contatto con il mondo esterno, circondato solamente dal suo dolore per la morte della donna che ha amato per tanti anni, Helen. Semplicemente un uomo.
I flashback lo accompagnano nelle sue giornate riempite dall’amore per le macchine. La sua migliore amica: una Boss Mustang del 1969. L’inizio della pellicola, pieno di amarezza per il lutto appena avvenuto, vede, però, anche l’arrivo di un cucciolo di cane: l’ultimo dono che Helen fa a John per colmare il vuoto che lei gli ha lasciato dentro. John cerca di ricominciare, di andare avanti, di mettere un punto. Daisy è il suo unico spiraglio di luce.
La sua serenità viene interrotta dal russo Iosef Tasarov quando, in un giorno come gli altri, John attira l’attenzione del giovane con la sua macchina. Dopo essersi rifiutato di vendergli l’auto, il ragazzo, una notte, per puro divertimento, entra in casa dell’uomo con i suoi tirapiedi e, oltre che rubargli il mezzo, uccide il piccolo beagle e lo malmena fino a fargli perdere i sensi.
Quello che Iosef non sa è che ha fatto un errore madornale: ha disturbato la persona sbagliata. Non è tanto ciò che ha fatto, ma a chi lo ha fatto. John Wick, infatti, non è l’uomo vulnerabile che tutti vedono dall’inizio del film ma si rivela uno spietato assassino: il più grande che la malavita abbia mai avuto. 
Da quel momento il film prende completamente un altro ritmo: ti catapulta in una New York abitata da una comunità criminale nella quale il nostro protagonista è una delle più grandi leggende. Il killer più spietato. Ironia della sorte, il giovane russo è il figlio del boss che un tempo dava lavoro allo stesso John: Viggo Tasarov. Ma per John la questione è personale. L’amicizia e il passato non contano. Conta solo il presente. Accompagnato costantemente dalla sete di vendetta, Wick mette in subbuglio una città cercando di arrivare al suo bersaglio. Purtroppo la sua “missione” personale viene sempre ostacolata da un esercito di mercenari mandati da Viggo per poter difendere il suo unico figlio.
Ma niente e nessuno intimidisce lo spietato killer che, con una facilità fuori dal normale, uccide chiunque si ritrova sulla sua strada.
Chiamato l’Uomo Nero dalla gente che affolla il mondo criminale, l’attore principale Keanu Reeves, sembra essere stato creato a pennello per questo tipo di ruolo. L’azione è il suo pane quotidiano. Il Neo di Matrix si trasforma in un tipo duro, audace e implacabile che non ha nulla a che vedere con il personaggio del passato. Solo un elemento li avvicina: il vestito nero. Questa volta, però, il mantello non fa parte della divisa da “supereroe”.
Un Keanu, che con la sua interpretazione e il suo fascino, non tradisce mai, anche se il film può essere paragonato alla solita “americanata” e la sceneggiatura lascia un po’ a desiderare, priva di un plot consistente. L’unica fortuna del film? Gli attori. Sul grande schermo compare persino, nei panni di un sicario, grande amico di John, un Willem Defoe (Marcus) che, al contrario della sua performance in Spiderman, questa volta è dalla parte dei “buoni”.
In fin dei conti il film nell’insieme funziona: sparatorie, colpi di scena, adrenalina alternata a momenti di apparente calma, donano un ritmo incalzante allo spettatore, non facendo sentire il peso dei suoi 100’ di durata. La ciliegina sulla torta è la soprannaturalità del protagonista che rappresenta l’antieroe per eccellenza.
Merito di tutto questo è dei due registi Chad Stahelski e David Leitch che, mettendo in primo piano la moda del momento, ripropongono uno spettacolo che sembra faccia parte di quel filone di revenge movie anni ’70-’80. Un tuffo nel passato senza nessuna originalità.
Voto: 7,5





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